giovedì 2 febbraio 2012

Sydney Parkinson, l'artista che seguì Cook nel suo viaggio verso l'Australia incognita

Girovagando tra i pittori marginali ma non per questo meno importanti - forse sarebbe meglio dire eccentrici - ci si imbatte in una fresca faccetta vispa di un giovinetto del XVII secolo, vivace e pallido come un ermellino; questo ermellino ha una storia per troppo tempo ignorata che merita di essere conosciuta.

Vede la luce tra le nevi della Scozia e viene sepolto, ahimè troppo presto, nelle calde acque del mar di Giava quando ha appena ventisei anni. Nel breve arco della sua tenera vita produrrà molto industriosamente e si suppone anche lietamente una massa grande di bei disegni e schizzi che ritraggono parti del mondo fino allora del tutto sconosciute all’occidente, che riscoperti dopo duecento anni dalla sua morte lo trarranno, come si dice, dall’oblio. Duecento anni dovranno infatti passare prima che i disegni vedano la luce in una pubblicazione.

Sidney Parkinson nasce in un giorno imprecisato del 1745 – ma lo immaginiamo bianco di cadenti e fitti fiocchi di neve - a Edimburgo dalla famiglia di un birraio di religione quacchera (quelli che professavano l'amicizia e la pace, ma che non si toglievano il capello nemmeno davanti a un re). Dopo una buona educazione di base - sappiamo che tra i suoi libri ci furono Omero, Virgilio, Spenser, Chaucer, Pope, e così che la sua mente era debitamente piena di letteratura, cosa che certo lo aiutò a sognare - venne avviato al commercio dei tessuti; al tempo stesso studiò disegno per arricchire la sua formazione e le sue opportunità. Presto divenne chiaro che era alquanto bravo nel disegnare fiori e piante; proseguì così per questa via.

Per migliorare la sua formazione e le sue chances, nel 1766 lasciò Edimburgo e andò a lavorare presso The Vineyard, il vivaio di un altro quacchero, James Lee, a sud di Londra, per insegnare disegno alla giovanissima figlia di questi, che poi diventerà una brava artista. Avendo Lee scritto un libro che aveva avuto una grande diffusione poiché illustrava, primo in Inghilterra, le nuovissime classificazioni di Linneo, il vivaio era diventato un centro di attrazione per dilettanti e studiosi; ciò causò l’incontro tra un giovane Josep Banks (che poi, grazie alla lunga vita, alla ricca dieta, alla vivace intelligenza e alle buone conoscenze diventerà baronetto, un’autorità nel campo botanico, il presidente della Royal Society per 42 anni, e una delle persone in vista della Londra vittoriana) e il più giovane ancora Parkinson, la cui vita resterà ben più oscura per molto tempo, per iniziare però a brillare oggi di una luce non sfacciata ma dolcemente brillante.

Viste le capacità di Parkinson, Banks ne fece rapidamente acquisire i talenti al Kew Garden, il reale giardino botanico, quello che poi Banks e il suo amico Giorgio III, detto il folle per la sua pazzia ma anche il giardiniere per la sua passione botanica, tanto cureranno e ingrandiranno. Ma Parkinson era lì da appena un anno quando il medesimo Banks gli propose di unirsi come disegnatore di specie botaniche alla spedizione della nave Endeavour che stava per salpare per il primo dei grandi viaggi di scoperta capitanati da Cook. E poiché Banks non era tipo da fare le cose a metà, ingaggiò anche un altro artista, Alexander Buchan, per i paesaggi e per una visione più generale di ciò che si sarebbe scoperto nella spedizione. Haimé, il nostro giovane ermellino ben sapeva che il viaggio era forse senza ritorno; fece testamento e scrisse: "God knows I may never return".

Obiettivo principale del viaggio era quello di osservare il transito di Venere, cioè il passaggio del pianeta davanti al sole. La precisa osservazione del transito, visto da diversi punti della superficie terrestre, avrebbe consentito agli astronomi di calcolare, tra l'altro, la distanza tra la terra e il sole. L'ultimo transito c'era stato nel 1761 - e nonostante gli sforzi di 120 osservatori da nove nazioni, i risultati erano stati scarsi - il successivo non ci sarebbe stato che nel 1874. Questa volta era necessario fare meglio. Un viaggio così impegnativo d’altro canto non poteva avere un solo obiettivo. Nonostante il Pacifico fosse stato percorso per due secoli, era ancora largamente sconosciuto. Ci si aspettava di scoprire nuove terre e prenderne possesso. Soprattutto si voleva esplorare la Terra Australis Incognita, la cui esistenza era provata ma di cui si aveva ancora vaghissima idea. Il primo ad approdarvi in modo documentato era stato un capitano della Compagnia Olandese delle Indie Orientali nel 1605, più di cento anni prima, ma aveva confuso il nuovo continente dal quale malissimo accolto dagli indigeni si era rapidamente ritirato, con una propaggine di Giava; ciò produsse per molto tempo mappe olandesi in cui si perpetuava l’errore. Fu Cook a disegnare accurate nuove mappe di una buona porzione di costa dell’Australia – bravissimo in quest’arte come in tutte le abilità marinare – a piantarci su una bandiera inglese e a promuovere in seguito l’uso delle nuove terre come colonia penale, introducendole così nella storia.

La presenza dell'astronomo Green aveva comportato una riorganizzazione degli spazi della nave - lunga 33 metri e con 85 marinai a bordo senza contare Cook - ma mai quanto l'arrivo di Banks e del suo seguito, non meno di nove persone. Il venticinquenne Joseph Banks era bello, ricco, intelligente, fornito delle relazioni che contano e già membro della Royal Society. Per lui il viaggio era una occasione emozionante per approfondire i suoi studi di storia naturale, in particolare di botanica, e aveva convinto l'Ammiragliato ad andare con Cook a proprie spese. Aveva preteso di essere accompagnato da quattro servitori, un segretario, due artisti, un botanico, due cani e una grande quantità di bagaglio. Alla fine però tutto questo disturbo ebbe una grande resa nella conoscenza delle realtà naturali ed etnografiche e costituì un presupposto per condurre con sé non solo degli scienziati ma anche degli artisti pure in futuri viaggi di ricognizione.

Il lavoro fu pressante e intenso fin da subito: sia Joseph Banks che Daniel Solander, il secondo botanico, raccoglievano tutto ciò che veniva su con le reti, animali e alghe, e passavano ogni cosa a Parkinson perché la disegnasse. Parkinson teneva testa all’impegno senza lagnarsene e presto fu ben voluto da tutti, ufficiali e ciurma.

L’arrivo dell’ Endeavour in Sud America buttò nello sconforto il vicerè Don Antonio de Moura, che non poteva credere che il re di Inghilterra mandasse da quelle parti una nave equipaggiata di tutto punto solo per una spedizione scientifica. Cook dovette dedicarsi a queste diffidenze e a fare opera di diplomazia, mentre la nave attendeva nel porto senza poter fare i necessari rifornimenti.

Banks intanto fremeva nell’inattività – era giovane e sotto il suo naso si dispiegavano, a poca distanza, la ricca flora e fauna del Brasile - e ideò un piano alquanto pericoloso, visto che il viceré aveva piazzato una sentinella sulla nave per tenere i marinai sotto sorveglianza costante. Come racconta Parkinson nel suo diario, scesa la notte, avendo acquisito una conoscenza sufficiente della costa, spesso si calavano appesi a una corda dalla finestra della cabina in una barca e poi, dopo essersi lasciati silenziosamente portare dalla marea, una volta fuori dall’udito remavano fino a una parte poco frequentata della riva e andavano a terra per esplorare un po’ l’interno. È improbabile che Cook sarebbe stato contento se lo avesse saputo, in quanto tali iniziative potevano spezzare la corda già tesa dei suoi rapporticon il vicerè. Tuttavia i clandestini riuscirono a svolgere le loro missioni di raccolta in diverse occasioni, mentre Cook finalmente riusciva a negoziare il rifornimento della nave.

Lasciato il Brasile l’Endeavour continua la sua missione con Sydney Parkinson che nel frattempo, occupando la cabina in cui gli ufficiali consumano i pasti, circondato di esemplari da tutte le parti, usando un tavolo che oscilla con le onde, lavora instancabilmente ai suoi disegni. Il numero di campioni raccolti ancora non lo sopraffà e le opere di questo periodo vengono finite e colorate da lui stesso. Questo non sarebbe accaduto con i disegni che avrebbe fatto poi nel Sud del Pacifico e in Australia.

Entro la metà di aprile 1769 l'Endeavour raggiunge in tutta sicurezza le coste di Tahiti. È qui che si imbattono nell’l'isola di Otaheite la cui baia è disegnata in uno dei disegni che mostro, ma soprattutto vanno loro incontro nugoli di abitanti del posto, da loro chiamati indiani, a bordo delle loro strettissime canoe scolpite, carichi di oggetti e frutta con gentile aria di scambio e dono. A Thaiti l’astronomo lavorava alacremente sia per registrare il passaggio di Venere che, ricordiamolo, era stata la causa prima del viaggio, che per recuperare l‘attrezzatura che aveva scervellatamente consegnato alla popolazione locale perché la trasportassero a terra, confondendo un indigeno assai attratto da quegli interessanti oggetti con un obbediente facchino, mentre i due amici botanici, Joseph Banks e Daniel Solander, dopo un paio di settimane di lavoro erano un po’ in stasi perché avevano quasi finito di trovare nuove piante. Parkinson invece si dava molto da fare a completare e colorare i suoi disegni in una situazione relativamente tranquilla, non ci fossero stati fittissimi nugoli di voraci mosche che coprivano fino a oscurarle le piante che andava ritraendo e che mangiavano di lena i suoi colori.

Ma per Parkinson il peggio doveva venire con la morte di Alexander Buchan il paesaggista, che ammalato di una grave forma di epilessia, muore in seguito a un attacco. I due artisti si erano uniti in una solida amicizia, e ora Parkinson avrebbe dovuto andare avanti,  senza tempo per le lacrime, lavorando per due.

Lo scalo successivo fu la Nuova Zelanda, dove pure ci furono poche scoperte botaniche, cosa che diede modo a Parkinson di fare diversi disegni dettagliati della popolazione Maori, in cui riuscì bene come con i disegni di piante.

Quando la spedizione arrivò in Australia, il cambiamento non avrebbe potuto essere più radicale: persone, animali, piante, tutto appariva come un mondo mai visto prima. Banks e Solander si danno a una intensa raccolta di specie botaniche e di qualche esemplare di mammiferi, uccelli e pesci, consegnando tutto a Parkinson, che ogni giorno viene inondato di oggetti e di lavoro, potendo eseguire solo degli schizzi con quegli appunti sui colori che sarebbero poi stati necessari per completare i disegni in seguito.  Fa tutto da solo, tranne un piccolo aiuto da parte del segretario di Banks, Herman Spvring che se non ho capito male era più ermellino di lui, uno svedese.

Trascorsi diversi mesi al largo della costa orientale dell'Australia, cominciò il lungo viaggio verso casa. Nessuno aveva sofferto di scorbuto e vi era stata solo una morte, un record notevole per un lungo viaggio intorno al mondo. Ma dopo Batavia, oggi Giacarta, quattro membri dell'equipaggio vennero colpiti dalle febbri e morirono. Il viaggio verso Capo Buona Speranza fu un incubo, imperversarono molte malattie, la tubercolosi, la dissenteria, la malaria. Il 26 gennaio 1771 Sydney Parkinson morì di dissenteria e fu sepolto in mare (e insieme a lui, e molti altri, morirono anche l’astronomo e Herman Spvring). Aveva prodotto un notevole corpus di disegni, 280 finiti, colorati e botanicamente accurati e oltre 900 schizzi.

Un giornalista allora alla moda, tal Hawkesworth, aveva acquisito i diritti esclusivi sulla storia di uno dei più grandi viaggi per mare, e i tre volumi che ne derivano gliela fanno raccontare in prima persona, oscillando tra Banks  e Cook senza che si capisca chi sta parlando.Vengono presi interi brani dai diari di Cook, di Banks e di diversi altri, tra cui Sydney Parkinson. Nonostante la grande quantità di informazioni, Hawkesworth riesce a riempire il suo lavoro di inesattezze sconcertanti, che di per sé renderebbero insopportabile e risibile il suo lavoro, ma a queste si aggiunge lo sprezzo verso Parkinson e gli altri, il che attizza il fuoco di una controversia che nel frattempo si era accesa tra Stanfield Parkinson, il fratello di Sydney, e Joseph Banks. Al ritorno dell’Endeavour nel luglio del 1771, infatti, iniziò una lunga lotta per il possesso del diario, dei dipinti e dei bozzetti di Parkinson. Bancks voleva i disegni, Hawkesworth il diario, Stanfield Parkinson i soldi. Alla fine Bancks riesce a garantirsi i disegni per £ 500, con un accomodamento che comprendeva lo stipendio ancora non pagato di Sydney. La controversia non sarebbe finita, ma qui la storia ci dice che il fratello di Sydney si ritrovò internato dopo poco tempo in un manicomio, e ciò la fa cessare. Dopo questo viaggio Banks diventa la stella di Londra.

Banks provvide a organizzare un lavoro di completamento, coloritura e successivamente di traduzione in lastre di rame per l’incisione del corpus di disegni e schizzi lasciato da Parkinson. Il lavoro di completamento dei disegni e pittura fu affidato a James e John Frederick Miller, John Cleveley jun. e Frederick Polydore Nodder, che ne eseguì la maggior parte. Quindi un gruppo di diciotto incisori fu ingaggiato per le lastre.

Qui inzia un "giallo" ancora oggi e probabilmente per sempre irrisolto: perché Banks non pubblicò questo enorme, costoso e importantissimo lavoro? Chi dice che furono i tanti impegni che assunse, chi che non era un vero uomo di scienza ma un dilettante e un gentiluomo, chi che la pubblicazione non era essenziale poiché il materiale era liberamente consultabile nella sua casa di Londra, chi che era impoverito con la guerra di indipendenza americana e che non ne poteva più di spendere enormi somme su quei disegni; insomma troppe spiegazioni, quindi nessuna.

Nel1778 oltre 500 lastre erano state incise ed erano pronte per la pubblicazione, ma per un motivo o un altro, solo nel 1900 il lavoro è stato finalmente pubblicato da James Britten nel suo 'Illustrations of the Botany of Captain Cook's Voyage Round World in HMS Endeavour in 1768-1771 by Sir Joseph Banks, Daniel Solander: with a determination by James Britten'. Questo titolo lungo e pretenzioso non menziona Sydney Parkinson, con un trascuratezza piuttosto notevole. A questo indirizzo, il libro digitalizzato: botanicus.org

Ma la prima edizione veramente completa del lavoro, con le incisioni colorate secondo le tecniche dell'epoca di Parkinson, avviene solo attraverso i 35 volumi del Florilegium Banks, pubblicati dal  1980 al 1990 in 34 parti dall’editore Alecto Historical e dal British Museum. Della costosissima e preziosa edizione ne sono state messe in vendita solo 100 copie, ma il Florilegium è stato digitalizzato dal Museo di Storia Naturale.

Il ficus parkinsonii è così chiamato in suo onore, come pure una procellaria, la procellaria parkinsoni, e oggi Sydney Parkinson sta finalmente ricevendo quel credito che merita ampiamente ed è ricordato come uno dei grandi artisti della botanica.

Tutta la vicenda l'ho tratta da i seguenti siti e da un libro:

plantexplorers.com

www.nhm.ac.uk

www.nzetc.org

Early New Zealand  Botanical Art

Tony Rice, Voyages of Discovery : Three Centuries of Natural History Exploration, 1999

Di seguito, una tavola tratta dal libro - non completa per via del mio scanner - come pure da lì viene il ritratto (autoritratto, molto probabilmente) di Parkinson. 

Successivamente, alcuni disegni di Parkinson con note che provengono dai siti da cui li ho presi, e qualche altra notizia sulla vicenda che vi ho raccontanto.


Three paddles from New Zealand. From A Collection of Drawings made in the Countries visited by Captain Cook in his First Voyage. 1768-1771.
Pen, wash & watercolour, October 1769, British Library



A New Zealand war canoe; one of the women holds a preserved head. From A Collection of Drawings made in the Countries visited by Captain Cook in his First Voyage. 1768-1771
Pen & wash, March-April 1770, British Library


Da captcook-ne.co.uk



The head of a New Zealand chief, by Sydney Parkinson, 1784. Alexander Turnbull Library.
This is an early head and shoulders portrait of a Māori man. His hair is in a topknot (putiki) and adorned with feathers and a wooden comb (heru). He has a full facial moko, and two greenstone adornments; an earring and a hei tiki around his neck. There is also a flax cloak around his shoulders. The artist who drew this was Sydney Parkinson. Parkinson accompanied Joseph Banks on Captain Cook’s first Pacific voyage. He was one of two official artists and his principal role was to record (through drawing and painting) the hundreds of botanical and animal specimens collected by Banks and Daniel Solander.

 

A New Zealand warrior in his proper dress, compleatly armed according to their manner. A standingportrait of a Maori man, holding a tewhatewha in his outstretched left hand. He has a topknot hairstyle, and feathers in his hair, a fine dogskin cloak in a chequered pattern, a patu tucked into his belt and bone ornaments at his neck.


Maori war canoe with elaborately carved prow and stern, three standing figures, one seated and eighteen rowers. 

 

The head of a native of Otaheite, with the face curiously tataow'd; and the wry manner of defying their enemies as practis'd by the people of that the neighbouring islands.  

Head and shoulders portraits of two Tahitian men, both wearing woven garments. The man on the left has tattoo showing on his right jaw and lower cheek; the one on the right has his mouth drawn down to one side and up on the other, so that it appears diagonal.

Da mp.natlib.govt.nz









Da citrinitas.com



Villaggio della terra del Fuoco

Matavia Bay, Otaheite

Da  sl.nsw.gov.au





Captain James Cook (1728 - 1779)
Most famous for his three voyages of Pacific exploration, Cook was one of very few men from the lower classes to rise to senior rank in the Royal Navy. He was killed in the Hawaiian islands during his third Pacific voyage with HMS Resolution and HMS Discovery.
Sir Joseph Banks (1743-1820)
Independently wealthy, Banks studied at Oxford and travelled to North America as a naturalist in 1766. Banks became very influential after the voyage - he was a trustee of the British Museum, ran the botanic garden at Kew, and was President of the Royal Sociey from 1778 until his death. It was on Banks' suggestion that the first Australian penal colony was founded at Botany Bay.
Daniel Solander (1733 - 1782)
A Swedish pupil of Linnaeus, Solander came to Britain in 1760, where he was employed as an assistant at the British Musuem. He was engaged by Banks to sail with the Endeavour, and after the voyage became Banks' assistant and librarian, even declining a professorship at St Petersburg university to remain in London.
Sydney Parkinson (1745 - 1771 )
Born in Scotland, Parkinson came to London in 1766 and was soon after engaged by Banks to work at the Royal Botanic Gardens, Kew, where he worked for a year before before joining the Endeavour. One of two on board artists, neither of whom survived the voyage, Parkinson died at sea shortly after leaving Java.


 The voyage of HMS Endeavour (1768-1771) was the first devoted exclusively to scientific discovery. This site presents most of the botanical drawings and engravings prepared by artist Sydney Parkinson before his untimely death at sea, and by other artists back in England working from Parkinson's initial sketches.

  Da nhm.ac.uk













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